sabato 14 agosto 2010

Francesco De Nicola a proposito della ripubblicazione de "La prova del fuoco" di Carlo Pastorino

Abbiamo intervistato Francesco De Nicola per raccogliere le sue impressioni a proposito della ripubblicazione del libro di Carlo Pastorino "La prova del fuoco", riedito da Francesca Zandonai Editore, Rovereto, 2010.


Dopo quasi un secolo dalla fine della Grande Guerra, che senso ha il recupero di un testo come “La prova del fuoco”?

Certamente questa ristampa de “La prova del fuoco” di Carlo Pastorino, ad opera della casa editrice Zandonai di Rovereto, è un’operazione molto importante. “La prova del fuoco” è uno dei testi chiave della letteratura italiana sulla Prima Guerra Mondiale, un libro che ha avuto l’attenzione di generazioni di scrittori e lettori. È un'opera che ha avuto una lunga gestazione e una riedizione fortemente riveduta nel 1931, rispetto alla prima edizione del ’26, una riedizione che l'ha ulteriormente modificata facendola diventare da opera quasi documentaristica a un romanzo.

Proprio il fatto che sia stato scritto un buon numero di anni dopo la fine del conflitto permette al libro di avere un distacco dagli eventi che altre produzioni, soprattutto in ambito italiano, non hanno. È un libro che racconta la guerra esattamente come è stata, dalla parte di chi l’ha vissuta e l’ha sofferta, in cui il conflitto è narrato in tutta la sua tragedia. Ci sono pagine intrise di dolore e sofferenza, anche macabre, in cui Pastorino usa un linguaggio asciutto ed essenziale, e ci sono pagine di denuncia verso coloro che della guerra si sono approfittati per accaparrarsi delle posizioni di prestigio, come gli episodi del funerale, in cui gli ufficiali ben vestiti fanno barriera davanti ai veri soldati, o le pagine iniziali, in cui i capi di stato brindano assieme alla vittoria, ma solo dopo un lungo e redditizio conflitto. E poi, di fianco alla “lezione di storia” che ci restituisce Pastorino, non di secondaria importanza è la “lezione di geografia” che ci fornisce l'autore, che narra la Vallarsa con accenti che solo un uomo di origini contadine può usare, dimostrando un reale e profondo amore per i posti in cui ha vissuto e combattuto per un anno intero, tra l’estate del ’16 e la fine della primavera del ’17.

È un libro scritto ormai quasi un secolo fa, ma con uno stile asciutto e modernissimo, in cui nessun lettore non può non sentirsi coinvolto direttamente. Sono sicuro che i lettori del 2010 avranno lo stesso livello di interesse che ebbero i lettori del ’26 o del ’31.

“La prova del fuoco” ebbe un grande successo appena uscito, come mai successivamente è stato ricordato meno, rispetto a altri libri dedicati al conflitto?

Se noi pensiamo ai libri scritti sulla Prima Guerra Mondiale in Italia, ci rendiamo subito conto che non sono poi moltissimi, e la maggior parte di loro sono fortemente viziati da una faziosità dovuta al fatto che furono scritti o troppo a ridosso della fine delle ostilità o in pieno fascismo e quindi strumentalizzati dal regime. Poi la fortuna o sfortuna dei libri dipende da moltissimi fattori differenti e spessissimo non prende in considerazione il reale valore dei testi in questione, ma obbedisce a logiche commerciali o di semplice “dimenticanza”. Un esempio su tutti, a parte proprio il libro di Pastorino, può essere “Il soldato Cola” di Puccini, altro libro molto importante e valido, anch’esso fra l’altro scritto nel ’27, quindi un buon numero di anni dopo la guerra, completamente dimenticato e non più in commercio e che sarebbe opportuno ripubblicare.

La prima guerra mondiale ha lasciato un segno indelebile nella storia d’Italia, ma più ancora nella storia personale di chi l’ha combattuta. Cosa può aver significato combattere in prima linea una guerra logorante come quella di trincea, magari in un ambiente ostile come le montagne della Vallarsa?

Per i nostri soldati deve essere stato per prima cosa un’esperienza di totale spaesamento: milioni di giovani provenienti da tutte le regioni italiane si sono improvvisamente trovati spalla a spalla in un luogo completamente alieno, come poteva essere il fronte alpino, in Trentino come in Veneto o in Friuli. È stata innanzitutto un’esperienza di totale alienazione, in cui ci si trovava a convivere con persone che avevano abitudini di vita completamente differenti rispetto alle proprie, che parlavano dialetti mai sentiti prima. Significò per i soldati ritrovarsi uniti per la prima volta sotto la stessa bandiera di uno stato come l’Italia, che aveva appena cinquant’anni di storia alle spalle e che ancora non era stata “fatta” come nazione. Tutto questo spaesamento si può leggere chiaramente nelle parole di Pastorino, nelle descrizioni di soldati come Fenoglio, ragazzo dei bassifondi di Torino, coperto di tatuaggi e con un passato da criminale o in tanti altri piccoli episodi del libro, rivelatori di quanto l’esperienza traumatica della Grande Guerra sia stato il battesimo dell’Italia unita. Si può vedere la Prima Guerra Mondiale come l’ultimo episodio del Risorgimento, come una sorta di dolorosa conclusione del processo di unificazione. Un dolorosissimo episodio, che tutti hanno dovuto subire, ma che non tutti hanno accettato: si possono leggere, infatti, numerosi resoconti di insubordinazione a ordini spesso insensati e crudeli, come quelli raccontati nel capolavoro di Lussu “Un anno sull’altopiano”.

Pastorino è un narratore fedele e non fazioso di un questo processo, nel sottolineare tutte le difficoltà che affondarono i nostri soldati nel sentirsi fratelli in trincea, e tutti i sospetti e i pregiudizi che nacquero. E questo è senza dubbio un altro grande pregio di questo libro.

Sono molti i libri dedicati alla prima guerra mondiale: in mezzo a tutti questi, che posto occupa il libro di Carlo Pastorino? Quali sono le sue peculiarità?

Per prima cosa si deve dire che a differenza della maggior parte degli altri libri sulla Grande Guerra, caratterizzati da una prosa molto datata, “La prova del fuoco” è scritto con un linguaggio e una narrazione moderni e attuali. È una prosa molto efficace nella sua brevità: ogni capitolo è una sorta di racconto breve di un episodio saliente dell’anno di guerra vissuto da Pastorino. È uno stile estremamente essenziale e diretto, in grado di comunicare all’istante quello che l’autore voleva dire, senza inutili giri di parole o ornamenti retorici. Sono le vicende narrate che parlano da sole.

E poi, altrettanto importante, c’è una grandissima onestà di fondo dell’autore, che non fa mai celebrazioni della guerra fini a sé stesse. C’è una denuncia costante delle atrocità della guerra, una denuncia portata con un grandissimo “quoziente di realtà” da Pastorino, un ufficiale che racconta le difficoltà incontrate nel vedere morire i suoi soldati in conseguenza di ordini ricevuti e impartiti anche da lui, ordini ricevuti dall’alto, che non potevano, da buon soldato, essere discussi, ma solamente eseguiti. Nel libro vengono costantemente riproposti gli interrogativi che Pastorino si pone come uomo, interrogativi che sono i propri anche di tutti i potenziali lettori de “La prova del fuoco”.

Il libro alterna momenti di verismo simili allo stile di Lussu, dove gli appartenenti agli eserciti avversi sono visti sostanzialmente come fratelli costretti a combattere da elitè ottuse, a momenti più retorici, incentrati sull’amor di patria e la necessità del sacrificio. I due momenti convivono in Pastorino, o la parte più retorica è più di facciata?

Bisogna ricordarsi che Lussu scrive il suo libro in esilio, quindi in una situazione completamente differente rispetto a Pastorino, e che la sua esperienza di guerra era anch’essa molto differente, avendo militato in un reparto caratterizzato da un comando molto duro e in cui si verificarono moltissimi episodi di sabotaggio. Una componente retorica era un po’ nella necessità di un libro che si rivolgesse ai giovani di allora, un libro che doveva avere un richiamo costante ai sentimenti di amor di patria.

Più che una suggestione di carattere patriottico, però, nel libro si può però avvertire una forte suggestione data dal fatto che Pastorino era un uomo profondamente credente, in cui ogni situazione veniva vista come una prova a cui si era sottoposti da Dio. C’è un’accettazione di una prova che l’uomo deve sottostare e a cui non si può ribellare, su cui si salda la mentalità di un ufficiale ben consapevole che gli ordini non si discutono, ma si eseguono. Ma tutto questo non impedisce all’autore di porsi esplicitamente, a distanza di anni, dei dubbi e degli interrogativi, che al tempo della guerra aveva solamente potuto pensare.

Non mi risulta che Pastorino abbia subito suggestioni o pressioni dall’ambiente del regime (cui è stato sempre estraneo ed alla fine apertamente avverso) che ne abbiano condizionato la composizione dell’opera, composizione che va quindi inquadrata nell’epoca in cui è stata scritta e nel suo “spirito del tempo”.

Che persona doveva essere Carlo Pastorino? Cosa si può capire di lui dai suoi scritti?

Pastorino cresce e si forma in un ambiente contadino dell’entroterra ligure, e alternando il lavoro nella fucina per la produzione di chiodi allo studio, riuscirà a laurearsi, costituendo uno dei rari casi di questo tipo dell’Italia di inizio ‘900. Quello che emerge di questa formazione è la sua costante attenzione per la natura, che si ripresenta costantemente nella sua opera.

Nella vita dopo la guerra fu un professore di liceo a Genova, ma conserverà sempre un’attenzione particolare per Masone, il suo paese natale, di cui sarà il primo sindaco dopo la liberazione, dopo essere stato un partigiano. C’è sempre stata una fortissima attenzione per le sue origini e per il contesto naturale e sociale che viene raccontato anche in altri libri come “La prova della fame” e “A fuoco spento”, gli altri due volumi che costituiscono una “trilogia” di Pastorino sul primo conflitto mondiale, cosa che ha fatto apprezzare la sua opera anche ad altri grandi autori come, ad esempio, Mario Rigoni Stern, maestro nella descrizione naturale.

Francesco De Nicola sarà presente al festival "Tra le rocce e il cielo" domenica 22 agosto 2010 alle ore 1645 al teatro comunale di Sant'Anna in occasione della presentazione della nuova edizione del libro di Carlo Pastorino "La prova del fuoco".

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